“La santità” – Il sentiero dei Giusti di Ramchàl
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“La santità” – Il sentiero dei Giusti di Ramchàl

“La santità” – Il sentiero dei Giusti di Ramchàl

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La santità

“Il timore del peccato conduce alla santità”.

Siamo arrivati alla fine di questo nostro percorso, qui ci viene richiesto di separarci quasi completamente dal mondo per entrare in un rapporto continuo e stabile con Hashèm. A questo livello giungono in pochissimi e non ci si può arrivare se non con l’aiuto del Signore. “Là dove la natura gli è di ostacolo, il Santo accorrerà offrendogli aiuto”.

Chi arriva a questa qualità riuscirà a trasformare ogni incombenza materiale in un’occasione di santità, di separazione dalla nostra realtà e in un avvicinamento a Dio. Quando costui si serve di qualche oggetto materiale, sono gli stessi oggetti che egli usa a essere elevati e non lui a discendere dal suo livello. È come se si trovasse a condividere lo status degli angeli già in questo mondo, come se avesse soggiogato lo yetzèr harà, l’istinto malvagio che ostacola il nostro procedere.

“È come uno che cammina al cospetto del Signore nelle terre dei viventi”. Possiamo vedere un esempio di tale comportamento nelle vite dei patriarchi i quali erano definiti il “Carro di Dio” perché ogni loro azione era legata alla Sua volontà come se fossero guidati ininterrottamente da Lui. È detto inoltre “I Giusti, essi sono il Carro[1]” perché la Presenza Divina riposa su di loro come riposava sul Tempio.

Da questo punto si accederà poi a un grado ancora più alto, ossia al Rùach Haqòdesh, allo spirito santo o spirito di profezia, dove si raggiungerà un livello di attaccamento a Dio tale da essere investiti della forza di far risorgere i morti perché chi è in comunione con il Signore partecipa della Sua capacità di dare vita e vitalità; come è scritto “E voi che siete vicini ad Hashèm siete tutti vivi/vitali oggi[2]”.

[1] Bereshìt Rabbà 47.8.

[2] Devarìm 4.4.

Di Micol Nahon Moscati

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