“La purezza” – Il sentiero dei Giusti di Ramchàl
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La purezza
“La moderazione conduce alla purezza dell’intenzione”.
Qui il Ramchàl ci spiega che non basta fare le azioni comandate o astenersi dal peccare, bisogna anche farlo con la giusta intenzione e con la corretta motivazione. Ciò vuol dire purificare il nostro cuore e i nostri pensieri.
Non dobbiamo fare le mitzvòt per ricevere onori, tornaconti, o anche solo per ottenere una ricompensa. Ovviamente già solo mettere in pratica i precetti è un primo passo, ma il successivo è farli “lishmà”, per l’onore del Cielo, per far piacere ad Hashèm, come un figlio lo farebbe per suo padre. È scritto infatti: “Sempre un uomo dovrebbe occuparsi di Torà e di mitzvòt, anche nel caso in cui non lo faccia per amore della mitzvà. A furia di occuparsene finirà per farlo per amore della mitzvà[1]”.
A volte l’intenzione è delle migliori, ma in fondo in fondo agiamo anche per ricevere un complimento o una buona reputazione.
Dice il testo: “Come non è permesso offrire sull’altare se non la farina più raffinata, allo stesso modo non si può offrire sull’altare della volontà divina se non il meglio delle azioni purificate da ogni genere di macchia”. Dobbiamo comunque precisare che anche se l’atto non sarà completamente integro, non verrà respinto.
L’ambito dell’intenzione non è valutabile dalla mente umana quindi a volte pensiamo che sia lecito non dargli troppo peso, ma è bene in ogni modo tenere a mente che “Dio scruta tutti i cuori e comprende ogni piega dei pensieri[2]”. Come un re il cui cuore dirige ogni parte del corpo, così è per noi, se non è il cuore il primo a servire il Signore, a nulla vale il culto degli altri organi.
Per arrivare al livello della purezza completa dell’intenzione bisogna saper fuggire dalle tentazioni materiali quali l’onore e le ricompense che sono solo illusioni. È necessario prepararsi e riflettere prima di agire, valutando e chiedendosi perché lo stiamo facendo, comprendendo il valore dell’atto che stiamo per compiere e davanti a Chi lo stiamo per compiere.
Come i nostri maestri si preparavano un’ora prima di pregare[3] rimuovendo tutti i pensieri estranei e troppo leggeri che distolgono e distraggono, così dovremmo fare noi prima di intraprendere qualsiasi mitzvà.
[1] Pesachìm 50b.
[2] 1 Cr 28.9.
[3] Berakhòt 30b.
Di Micol Nahon Moscati