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Rachel Bespaloff Biografia

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Rachel Bespaloff nasce a Nova Zagora, in Bulgaria, nel 1895, da una famiglia ebreo-ucraina molto colta. Il padre, il medico Daniel Pasmanik, fu uno dei più illustri teorici del sionismo. La madre, Deborah Perlmutter, fu tra le poche donne nell’Ottocento a conseguire un Dottorato in Filosofia. Trascorre i primi anni a Kiev, ma la sua infanzia è ammantata da un velo d’oscurità. Quando è ancora molto piccola, la famiglia si trasferisce in Svizzera.

A Ginevra Rachel impara l’arte della danza. Il suo corpo esile e slanciato viene forgiato dall’euritmica alla scuola di Jaques-Dalcroze. Al Conservatorio di Ginevra consegue il diploma in virtuosismo, diventando una stimata pianista e direttrice d’orchestra. Era una delle allieve più brillanti del celebre compositore di musica ebraica Ernest Bloch. All’Università di Ginevra studia anche Filosofia, Letteratura e Lingue. A soli 20 anni comincia a insegnare Letteratura francese nel collegio per ragazze diretto dalla madre.

Nel 1918, finita la Prima guerra mondiale, Rachel emigra a Parigi. La città è per lei una folgorazione, un amore a prima vista. Il marito amava scherzare dicendole: «Parigi è la tua vera Sion!». Tra il 1919 e il 1922 Rachel insegna Musica ed Euritmica all’Opéra di Parigi e all’Istituto Jaques-Dalcroze. Nel 1922 lascia l’Opéra e sposa Shraga Nissim Bespaloff, uomo d’affari socio del padre, da cui avrà una figlia, Noemi, ribattezzata affettuosamente Miette, “briciola”. La figlia sarà sempre una ragione di vita per lei, soprattutto quando l’esistenza si farà più dura e la costringerà a decisioni difficili.

La Parigi degli anni Venti è un fermento di cultura, arte, incontri fra intelligenze vive. In Russia c’è stata da poco la rivoluzione ed è imponente il flusso di emigrati che giungono dall’Est. Nel 1925 avviene un incontro decisivo: Rachel Bespaloff conosce Lev Šestov, il grande esule russo, intellettuale inquieto che mette al centro del pensiero l’esistenza e le sue irrequietezze e che provoca in lei un vero e proprio «risveglio filosofico». Il salotto di Šestov diventerà il ritrovo di molti intellettuali dell’epoca. Passeranno di lì Edmund Husserl, Benjamin Fondane, Daniel Halévy. Nei dibattiti infuocati di quel cenacolo si manifesta ben presto la passione speculativa di Rachel, la sua capacità di entrare in disaccordo armonico con l’altro, il ricorso alla provocazione come strumento dialettico e fonte di sapere.

Daniel Halévy la introdurrà all’intellighenzia parigina e a partire da quel momento i suoi scritti cominceranno a circolare suscitando l’ammirazione dei maggiori filosofi del tempo. Testi densi, difficili, dalla prosa sofisticata, quasi dei contrappunti talmudici alle scritture degli altri: Sören Kierkegaard, Gabriel Marcel, Julien Green, André Malraux, Nietzsche, Šestov. Rachel è la prima a commentare Essere e tempo di Heidegger. La sua scrittura poetica e ben cesellata colpisce per la raffinatezza dello stile e l’acutezza del pensiero.

Nel 1930 è costretta, per ragioni economiche, a lasciare Parigi, l’unica città in cui si era sentita a casa. Sotto il cielo parigino, infatti, aveva trovato la sua lingua, i suoi legami, si era radicata in un circolo di amicizie intellettuali che nutrivano il suo spirito. Parigi era stata il suo “risveglio di primavera”. Il trasferimento con la famiglia a Saint-Raphaël, nel Sud della Francia, la sprofonda in una malinconia infinita: «In esilio, il bovarismo è un pericolo. Io mi difendo come posso…» scriveva.

Comincia così il suo primo esilio. Di lì a poco ne sarebbe seguito un altro, ben più drammatico: quello che stava per abbattersi su molti membri del popolo ebraico, destinati dalla scure del nazismo a trovarsi «ricurvi sotto la legge dell’Esodo». Nel 1938 ingaggia un’aspra discussione sulla questione ebraica con Daniel Halévy. Con il tono e l’accento di una profetessa biblica, denuncia senza mezze misure gli orrori commessi dal nazismo contro gli ebrei. Nel 1942, quando ormai non vi è più scampo, Rachel è costretta ad abbandonare l’Europa e a emigrare negli Stati Uniti. Il primo anno a New York lavora alla radio degli esuli francesi “La Voix d’Amerique”. Poi, grazie all’aiuto dell’amico Jean Wahl, trova posto come insegnante di Letteratura francese al Mount Holyoke College, in Massachusetts. Resterà lì fino al 1949, anno del suo suicidio.

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«Resta, malgrado tutto, un’esigenza di salvezza, testarda, potente, come il voler-vivere, che nulla può sopprimere in noi, perfino se tutto provasse che è insensata».

Rachel Bespaloff

«Ma c’è, ci sarà sempre, un certo modo di dire il vero, di proclamare il giusto, di cercare Dio, di onorare l’uomo, che ci è stato insegnato all’inizio e non cessa di esserci insegnato di nuovo, dalla Bibbia e da Omero».

Rachel Bespaloff