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Parashàt Qorach

Ogni settimana Zeraim propone un pensiero sulla parashà della settimana a cura del direttore dell’Area Cultura e Formazione rav Roberto Della Rocca. Troverete qui anche il testo della parashà (il brano della Torà che si legge ogni sabato), insieme a interessanti materiali di approfondimento.

In questa pagina troverai anche la rubrica a cura di Micol Nahon “Horìm Uvanìm”, “Genitori e figli”, dedicato proprio allo studio di genitori e figli sullo stesso brano: un video da ascoltare e un racconto da leggere arricchito di midrashìm, seguìto da alcune domande per discutere e riflettere insieme.

La pagina ospita anche due rubriche kids e alcune pagine scelte da “La mia Torah”, le parashòt spiegate ai ragazzi, a cura di Anna Coen e Mirna Dell’Ariccia.

Shabbat Qorach

“… perché vi siete innalzati al di sopra dell’assemblea dell’Eterno…” Nm. 16,3

Qorach resta per sempre il prototipo del sobillatore che, con le sue argomentazioni seduttive e apparentemente ragionevoli, persegue l’affermazione del potere personale piuttosto che l’unità e la crescita della comunità. Spesso le spaccature comunitarie nascono proprio quando una nobile causa si trasforma in un’ideologia di partito, quando sotto al manto di una giusta idea si camuffa un disegno politico, populista e demagogico, che di ebraico ha solo la patina.

Il midrash descrive Qorach come un uomo molto ricco, con buone relazioni pubbliche. Un abile opinion maker che sa plagiare e fomentare le persone facendosi portavoce del loro disagio autentico, ma che nella vita reale non è costretto a viverlo in prima persona. Insomma, un tipico radical chic che, sfruttando la sua posizione privilegiata, gioca con le idee senza doverne pagare mai il prezzo.

Qorach non è altro che un rivoluzionario un po’ snob al quale conviene di più criticare e distruggere il lavoro degli altri che mettersi personalmente in gioco. Vittima di un terremoto da lui stesso provocato, viene inghiottito alla fine dalla sua stessa ingordigia. Alla provocazione di Qorach sul fatto che Mosè e Aronne si sarebbero assunti troppi incarichi innalzandosi al di sopra della comunità, i cui componenti dovrebbero essere invece tutti uguali, Mosè risponde che non si tratta tanto di innalzarsi quanto piuttosto di “stare in piedi davanti alla comunità per servirla” (Nm 16, 9). Un’inquietante questione che si ripropone nella nostra vita istituzionale: la differenza tra servirsi della comunità e mettersi umilmente al servizio di essa.

Rav Dott. Roberto Della Rocca