Il ciclo delle Hebräische Balladen (Ballate ebraiche), composto nel corso di un ampio arco di tempo che va dal 1901 al 1913 (il 1913 è la data della prima edizione cui ne seguirà già l’anno successivo una in forma ampliata) fornisce un esempio pregnante del modo in cui Lasker-Schüler si accosta alla tradizione biblica. La coincidenza cronologica tra la rinnovata attenzione per la Bibbia come repertorio di motivi poetici e il definitivo addio alla vita borghese in favore della bohème, che si compie proprio negli anni che assistono alla stesura di questi componimenti, inducono a leggere le Ballate come un’opera eminentemente avanguardistica (alcune delle poesie della raccolta erano state pubblicate sulla rivista Der Sturm), come un ulteriore capitolo della riflessione sul ruolo dell’artista, al contempo outsider ed eletto, legato da un vincolo di elezione ed esclusione alla comunità di origine e di memorie. Mein Volk (Il mio popolo), apparsa per la prima volta nel 1905 nella raccolta Der siebente Tag (Il settimo giorno) e collocata in seguito in incipit alle Ballate nella seconda edizione ampliata del 1914, ruota per l’appunto intorno alla sovrapposizione tra io lirico e Mosè, artista e creatore del suo popolo. Essa consente l’oscillazione tra origine e meta, appartenenza e distacco che accomuna il profeta biblico e l’artista fin de siècle (tanto più se donna), la cui condizione appare sospesa tra elezione e marginalità.
Le Ballate ebraiche forniscono “contraffatture” (Liska), riscritture degli episodi e delle figure bibliche rievocate nei componimenti. Il rapporto con il modello è improntato alla massima libertà, la tradizione è spesso volta nel suo opposto, integrata, trasposta metaforicamente o addirittura sottoposta a transvalutazione, in un gesto che è giocoso e anarchico al tempo stesso. A tale intento sovversivo obbedisce il principio di composizione della raccolta nel suo complesso poliprospettivismo. L’ordine delle liriche non rispecchia la loro genesi, né tantomeno la cronologia degli episodi dell’Antico Testamento cui sono ispirate. Alcune liriche paiono completarsi e arricchirsi di nuove sfumature attraverso la loro prosecuzione in altre poesie della medesima raccolta. Lo stesso tema è così presentato, inscenato in un’ottica alternativa, talvolta addirittura ribelle ed eterodossa rispetto alla tradizione. Pensiamo ad esempio a Il mio popolo e a Mosé e Giosué, a Giacobbe e Giacobbe ed Esaù, a Ruth e a Boas, a Eva e Im Anfang (In principio). Non a caso la prima edizione della raccolta reca in copertina un disegno eseguito da Lasker-Schüler che la ritrae di profilo in forma stilizzata di principessa (principe) egizia mentre reca sul suo avambraccio una città orientale (si riconoscono chiaramente una palma, una stella e una mezzaluna). La poetessa rivendica, quindi, con questa immagine, la sua funzione autoriale rispetto alla tradizione che ella plasma, rielabora, riordina, reinterpreta (si veda la poesia In principio).
Nelle Ballate ebraiche Lasker-Schüler abbozza anche i tratti di una nuova genealogia, biblica e poetica, incarnata da Eva, cui è dedicata la lirica omonima. Eva costituisce una figura centrale di identificazione all’interno di quel “panottico dell’io” che è la raccolta poetica. La madre degli esseri umani evoca erotismo e seducente voluttà. Amore, desiderio ed esilio creano una catena intergenerazionale che potremmo definire femminile e che è alternativa a quella maschile delle legittimità, della legge e dell’eredità patrimoniale. L’aspetto sovversivo incarnato dalle figure femminili bibliche di Lasker-Schüler, in netto contrasto con la tradizione, è rappresentato dall’impeto di un erotismo seducente, non finalizzato a una missione o al perpetuare di una genealogia o all’avvento di un profeta. Esso costituisce una sfera autonoma, vitalistica che, come la poesia, scardina una visione convenzionale della storia e degli eventi. In Lasker-Schüler anche gli eroi maschili si distinguono per la loro propensione al gioco e alla seduzione attraverso l’arte e l’eros. In Giacobbe ed Esaù, una delle riscritture più radicali delle genealogie tradizionali della Bibbia, Esaù non esiterà a rinunciare alla primogenitura, segno del perpetuarsi dell’ordine patriarcale, per il possesso della serva di Rebecca (“straniera celeste”, v. 1 e “angela”, v. 2), la cui fronte reca incisa una stella, il contrassegno della vocazione poetica nella lirica di Lasker-Schüler.
Nell’immagine a destra: frontespizio delle Ballate ebraiche. Disegno di Else Lasker-Schüler DLA, Marbach.
Nell’immagine a sinistra: manoscritto di Mein Volk (Il mio popolo), Ballate Ebraiche (1913) DLA, Else Lasker-Schüler Collection, Call number: A:Lasker-Schüler, Else – 79.50.