La preposizione את
Chi conosce la Torah sa che il primo versetto è:
.בְּרֵ אשִׁית, בָּרָ א אֱלֹהִים, אֵת הַשָּׁמַי ִם, וְאֵת הָאָרֶ ץ – In principio D-o creò il cielo e la terra
Anche chi conosce l’ebraico moderno sa che si dice:
אנחנו אוהבים את הילדים של אורית – Noi amiamo i figli di Orit
Ma che cos’è את ? È una preposizione che ci accompagna da בראשית alla nostra quotidiana comunicazione in Israele ed è una preposizione intraducibile, che segna l’accusativo (“Nota Accusativi”) ovvero precede il complemento oggetto diretto definito. Quando diciamo “In principio D-o creò il cielo e la terra” il cielo e la terra vengono preceduti dalla preposizione את e dall’articolo determinativo ה, quindi è ben espressa la volontà di creare IL cielo e LA terra e così come quando diciamo: “ Noi amiamo I bambini di Orit” significa che amiamo quei bambini specifici.
Il dizionario etimologico di Ernest Klein (A Comprehensive Etymological Dictionary of the Hebrew Language, 1987, Carta Jerusalem, The University of Haifa), indica את come derivante probabilmente da una forma fenicia ‘iwyath che proviene, a sua volta, dalla base אוה ma anche dal nome אות, che vuol dire segno. Tale struttura esiste anche in altre lingue semitiche, tra cui l’aramaico il siriano l’egiziano.
Come si arriva alla preposizione את e all’uso che si fa di esso da Bereshit ad oggi? Lo storico delle religioni e assirologo Giuseppe Furlani (1885-1962) parla di una derivazione dal caso accusativo dell’antico ebraico,che aveva il suono A, che poi è scomparso, creando una “nota accusativi” formata proprio dalla parola את, che in origine era un sostantivo, אות, designante “ persona, individuo”, prima legato solo ad una persona come complemento oggetto. In seguito lo stesso sostantivo divenne una preposizione, את, quella, appunto, che conosciamo oggi.
È interessante notare che la preposizione את nell’ebraico moderno viene inserita anche dove la grammatica non lo richiede: ad esempio la frase “Ho il libro” הספר את לי יש non è corretto perché la traduzione esatta è :“c’è a me il libro”, quindi in questo caso את non precede un accusativo, bensì un nominativo; eppure viene accettato come forma ormai consolidata nel parlato.
Un’altra curiosità viene indicata dalla Accademia della Lingua Ebraica ללשון האקמניה העברית
Nel parlato e nella scrittura standard è ovviamente appropriato usare ה את, ma oggi, nei libri di testo viene indicato come “slang” l’abbreviazione di ה את in ת) TA invece di ET HA). Eppure, l’uso di questa abbreviazione risale a tempi antichi e chi pensa che questa pratica linguistica sia nuova, sarà sorpreso leggendo che tre anni dopo la fondazione dello Stato di Israele, nel 1951, furono scoperti antichi documenti ebraici a Wadi Morba’at nel
deserto della Giudea e che nel 1960-1961 una delegazione guidata dall’archeologo (e secondo capo di stato maggiore dell’IDF) Yigal Yadin trovò altri documenti a Nahal Heber. Tra i documenti trovati in questi siti e in altri luoghi c’erano lettere scritte da Bar Kochba, il leader della rivolta contro i romani (132-135 e.v.) e lettere a lui inviate. In questi scritti, una
delle caratteristiche linguistiche più sorprendenti che ha attirato l’attenzione dei ricercatori è stata l’abbreviazione di ה את in ת . Ad esempio:
מודא אני לכם היום שחכרתי מכם תמקום שנקרה הסלם […] ותעפר הלבן ותדקל הטוב […]
Vi confermo oggi che ho affittato da voi il luogo dove ci sarà la scala […] e la terra bianca e la buona palma […]
L’ortografia delle lettere è certamente un’ortografia fonetica, che riflette – proprio come nella lingua odierna – la pronuncia abbreviata utilizzata nel parlato.
I ricercatori sottolineano che questa abbreviazione è nota anche da iscrizioni in altre lingue cananee: alcune di esse sono iscrizioni molto precedenti ai documenti di Bar Kochba. Ad esempio, in un’ iscrizione ammonita, la cui data approssimativa è l’VIII secolo a.e.v., si dice:
.’תנעל את הדלת’ invece di ‘תנעל תדלת: “chiudi la porta”
Dunque anche l’uso “slang” di את ha origini ben lontane.
Ancora una volta abbiamo dimostrato che l’ebraico si è mantenuto, nel corso dei millenni, vivo e coerente alle proprie radici.
Prof.ssa Luisa Basevi