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Parashàt Acharè Mot-Qedoshìm

Ogni giovedì Zeraim propone un pensiero sulla parashà della settimana a cura del direttore dell’Area Cultura e Formazione rav Roberto Della Rocca. Troverete qui anche il testo della parashà (il brano della Torà che si legge ogni sabato), insieme a interessanti materiali di approfondimento.

In questa pagina troverai anche la rubrica a cura di Micol Nahon “Horìm Uvanìm”, “Genitori e figli”, dedicato proprio allo studio di genitori e figli sullo stesso brano: un video da ascoltare e un racconto da leggere arricchito di midrashìm, seguìto da alcune domande per discutere e riflettere insieme.

La pagina ospita anche due rubriche kids e alcune pagine scelte da “La mia Torah”, le parashòt spiegate ai ragazzi, a cura di Anna Coen e Mirna Dell’Ariccia.

Shabbat Acharè Mot 

“Osserverete le Mie leggi e le Mie disposizioni in modo che l’uomo le metta in atto e viva con esse” (Vaykrà; 18, 5)

Questo verso afferma con forza il valore della vita umana e quanto le leggi della Torà ci sono state date per vivere meglio. I Maestri del Talmùd (Yomà 85b) infatti deducono da questa affermazione “…..e viva con esse …” che la salvezza di vite umane passa avanti all’osservanza del sabato.

“Da dove si impara che il pericolo di vita supera il Sabato? .. R. Yonatan figlio di Yossef dice: dal versetto “poiché esso (il Sabato) è sacro per voi” (Shemòt; 31,14 ). Il Sabato è consegnato a voi e non voi al Sabato; R. Shim’on b. Menassia dice: “E i figli d’Israele osserveranno il Sabato per fare il Sabato”  la Torah ti dice di profanare per lui un Sabato affinché sia in grado di osservare ancora molti Sabati. “Queste sono le Mitzwot che l’uomo farà vivendo in esse”, e non morendo in esse.

Per salvare vite umane di sabato, non occorre nessuna autorizzazione del tribunale rabbinico e quanto più uno si affretta ad agire a questo scopo tanto più è meritevole di lode.

Shabbat Qedoshìm 

La parashà di Qedoshìm è probabilmente quella parte della Torà che più insiste sui dettami di un’etica sociale a cui una società ebraica dovrebbe ispirarsi. Non può sfuggire tuttavia come quasi tutti i versi che si riferiscono ai rispettivi doveri verso il nostro prossimo si concludono con l’affermazione “Io Sono il Signore ….”, a ricordarci come per l’etica ebraica vi è sempre  un richiamo alla verticalità del comando. I doveri verso il nostro prossimo, non costituiscono per l’ebreo soltanto un contratto sociale per costruire una società giusta, ma sono parte integrante di un sistema religioso e inscindibile dai doveri che abbiamo nei confronti del nostro Creatore. In questo modo la Tradizione ebraica va al di là delle barriere spaziali e temporali che scandiscono invece il relativismo etico di una società laica.

Rav Dott. Roberto Della Rocca