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Parashàt Metzorà – Shabbat hagadòl

Ogni giovedì Zeraim propone un pensiero sulla parashà della settimana a cura del direttore dell’Area Cultura e Formazione rav Roberto Della Rocca. Troverete qui anche il testo della parashà (il brano della Torà che si legge ogni sabato), insieme a interessanti materiali di approfondimento.

In questa pagina troverai anche la rubrica a cura di Micol Nahon “Horìm Uvanìm”, “Genitori e figli”, dedicato proprio allo studio di genitori e figli sullo stesso brano: un video da ascoltare e un racconto da leggere arricchito di midrashìm, seguìto da alcune domande per discutere e riflettere insieme.

La pagina ospita anche due rubriche kids e alcune pagine scelte da “La mia Torah”, le parashòt spiegate ai ragazzi, a cura di Anna Coen e Mirna Dell’Ariccia.

Shabbat HaGàdol

Lo Shabbat che precede Pesach si chiama Ha Gadol, il Grande, in quanto fu in questo Shabbat, all’epoca il 10 di Nissàn, cinque giorni prima della liberazione dall’Egitto, che gli ebrei presero l’agnello per il sacrificio.  Un’altra spiegazione è che l’aggettivo Ha Gadol si riferirebbe al Yom Ha Gadol, il Grande Giorno (del Giudizio) di cui parla il profeta Malachì ( 3, 23) nella Haftarà che si usa leggere nella maggior parte delle comunità in questo Shabbat. Pesach  è un’anticipazione della Gheulà Shelemà , la redenzione completa, che secondo il profeta sarà caratterizzata dalla ricomposizione dei conflitti intergenerazionali , “ …. e farò tornare il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i loro padri…” (Malachì, 3; 24  ).

Non ci può essere pace tra i popoli se dentro le nostre mura domestiche non c’è rispetto, e  prevale, viceversa, una confusione dei rispettivi ruoli. Il Seder di Pesach, attraverso quel suo antico modello interrogativo – narrativo, costituisce ancora un grande progetto pedagogico per un rilancio di un dialogo tra le generazioni.

Sebbene nel Talmùd (Sotà 49 b) venga descritta una eccessiva arroganza delle giovani generazioni nei confronti dei più anziani che prevarrà nel periodo precedente alla Redenzione, il profeta Malachì indica prima il cambiamento del cuore dei genitori verso i figli, e solo come conseguenza di ciò il ritorno del cuore dei figli verso i loro genitori.

Una pedagogia severa, quella ebraica, nei confronti di Genitori e Maestri (nella tradizione rabbinica i discepoli dovrebbero essere considerati come figli). Quando un figlio si ribella o un discepolo si allontana, Genitori e Maestri sono chiamati a interrogarsi e a “trapiantare” i loro cuori in quello dei più giovani.

Parashat Metzorà

Il padrone della casa si recherà dal sacerdote e gli riferirà parlando così: “ In casa mi sembra che ci sia come  una macchia”. (Lv 14,35)

Quando una piaga si abbatte sulle nostre mura domestiche si dovrà dire al Cohen: “Come una piaga mi sembra apparsa in casa”.

Rashì sottolinea che: “Persino se è un Saggio che sa con sicurezza che si tratta di una piaga, non stabilisca la cosa come certa dicendo: “Una piaga mi è apparsa”, ma dica piuttosto: “Come una piaga””.

Anche un Saggio non ha il diritto di dare nulla per scontato e di esprimere giudizi in solitudine. In una società sempre più globalizzata e nella quale lievitano profeti di certezze assolute, la Torà ci riporta a una saggezza per la quale si deve imparare a dire non lo so, imparare a domandare, imparare a non essere supponenti e arroganti.

Rav Dott. Roberto Della Rocca