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Else Lasker-Schüler

Zeraim offre un ritratto di Else Lasker-Schüler a cura di Lorella Bosco all’interno della rubrica Le indimenticate,

le donne che hanno partecipato in modo significativo alla vita intellettuale del loro tempo.

Chi era Else Lasker-Schüler

Else Lasker-Schüler, autrice e disegnatrice, è una delle più significative poetesse di lingua tedesca del Novecento, l’unica inclusa nella leggendaria antologia espressionista ``Crepuscolo dell’umanità`` (1919).

IchundIch (IoeIo) non è solo il titolo di una delle ultime opere di Else Lasker-Schüler. Questo neologismo sembra definire più in generale il processo di frantumazione e moltiplicazione del soggetto poetico che caratterizza tutta la produzione della poetessa tedesca. L’io non è solo l’Altro (Rimbaud), ma un io multiplo …

Il ciclo delle Hebräische Balladen (Ballate ebraiche), composto nel corso di un ampio arco di tempo che va dal 1901 al 1913 (il 1913 è la data della prima edizione cui ne seguirà già l’anno successivo una in forma ampliata) fornisce un esempio pregnante del modo in cui Lasker-Schüler si accosta alla tradizione biblica.

Era piccola, a quel tempo snella come un fanciullo, aveva capelli nerissimi, tagliati corti, cosa che all’epoca era ancora rara, occhi grandi e vivaci, neri come il carbone, con uno sguardo sfuggente, enigmatico. Non si poteva attraversare la strada con lei, né allora, né dopo, senza che tutti si fermassero a guardarla: stravaganti gonne larghe o pantaloni, sopravvesti impossibili, collo e braccia coperti di gioielli finti e vistosi, catenine, orecchini, anelli similoro alle dita, e dal momento che si scostava continuamente i capelli dalla fronte, questi anelli degni di una cameriera – non si possono definire altrimenti – erano sempre sotto gli occhi di tutti. Non mangiava mai regolarmente, mangiava poco, spesso viveva per intere settimane di noci e di frutta. Spesso dormiva sulle panchine e fu sempre povera, in tutte le situazioni e in tutti i momenti della sua vita.

Benn, Gesammelte Werke, vol. I, Wiesbaden 1959, p. 537 ss. (tr. it. in F. Marc – E. Lasker-Schüler, Lettere al Cavaliere Azzurro, a cura di P.-K. Schuster, tr. it. di G. Baioni e P. Scibelli, Einaudi, Torino 1991, p. 124).

«Vivo la vita come se fosse una galleria di quadri»

«La terra della Bibbia va narrata con amore»

Else Lasker-Schüler, Werke und Briefe. Kritische Ausgabe. 11 Bände. Im Auftrag des Franz Rosenzweig-Zentrums der Hebräischen Universität Jerusalem, der Bergischen Universität Wuppertal und des Deutschen Literaturarchivs Marbach am Neckar hg. von Andreas B. Kilcher [ab Bd. 9], Norbert Oellers, Heinz Rölleke und Itta Shedletzky, Jüdischer Verlag, Frankfurt a. M. 1996-2010.

Else Lasker-Schüler. Die Bilder. [Katalog] Hg. von Ricarda Dick im Auftrag des Jüdischen Museums Frankfurt am Main. Mit Essays von Ricarda Dick und Astrid Schmetterling. Jüdischer Verlag im Suhrkamp Verlag, Berlin 2010.

Ricarda Dick (Hg.), Else Lasker-Schüler – Franz Marc. Eine Freundschaft in Briefen und Bildern. Mit sämtlichen privaten und literarischen Briefen, Prestel, München 2012 (con facsimile del Malik).

G. Baioni (a cura di), Else Lasker-Schüler, Nuova Accademia Editrice, Milano 1963.

Else Lasker-Schüler, Ballate ebraiche e altre poesie, introduzione, traduzione e note di Maura Del Serra, Giuntina, Firenze 1985.

Else Lasker-Schüler, Il mio cuore e altri scritti, traduzione e nota critica di Margherita Gigliotti e Enrica Pedotti, Giunti, Firenze 1990.

Franz Marc/Else Lasker-Schüler, Lettere al Cavaliere Azzurro, a cura di Peter-Klaus Schuster, tr. it. di Giuliano Baioni e Paolo Scibelli, Einaudi, Torino 1991.

Else Lasker-Schüler, La terra degli ebrei, a cura di Margherita Gigliotti, traduzione di Margherita Gigliotti e Enrica Pedotti, Giuntina, Firenze 1993.

Else Lasker-Schüler, La gatta rossa, cura e traduzione di Marina D’Attanasio, Sellerio, Palermo 1994.

Lasker-Schüler era la più grande poetessa che avessi mai incontrato e nello stesso tempo una persona molto difficile. La sua grandezza era al contempo il suo problema. In lei poesia e vita erano concentrati in una piena unità. Ciò conferisce alla poesia la sua forza ispirata, rendeva però quasi impossibile l’integrazione nella realtà e nella banalità quotidiana. Era solita sedere come un uccello spaventato al caffè Silchel in via Ben-Jehuda, trasalendo se qualcuno le rivolgeva la parola, ma offesa a morte se qualcuno passava davanti al suo tavolino senza salutarla. Era terribilmente sola, esteriormente ed interiormente. […] La amareggiavano l’incomprensione e la freddezza del suo ambiente: «Questa non è più Erez Israel» diceva «ma Erez Miesrael». Poteva allora affermare con profonda rassegnazione: «Se gli ebrei non si comporteranno in modo diverso, Dio eleggerà un altro popolo». Ma anche questi momenti di depressione passavano e come una focosa Debora la poetessa marciò per le strade principali di Gerusalemme in una manifestazione contro il Libro Bianco Britannico che proibiva o intendeva proibire l’arrivo di altri emigranti in Palestina. Else Lasker-Schüler era una ebrea profondamente credente, non nel senso della tradizione sinagogale, ma a modo suo. «Se scaveremo in profondità forse ci imbatteremo in Dio». Per lei Dio non dimorava più in cielo, ma giù negli abissi, sepolto sotto la terra del paese di Israele, il paese degli Ebrei, come diceva lei.

 

Scholem Ben-Chorim, Ich lebe in Jerusalem. Ein Bekenntnis zu Geschichte und Gegenwart, München: Deutscher Taschenbuch Verlag, 1988, p. 139 ss. Traduzione di Lorella Bosco.